Climate change: guarda il futuro con Insurance Advisor

Nicola Massagrande • 4 ottobre 2024

Il cambiamento climatico sta impattando notevolmente sulle frequenze e sugli impatti di eventi che fino a 15 anni fa potevano ritenersi di natura “rara”.


Essendo il rischio, nella sua qualificazione matematica, risultante dal prodotto di probabilità ed impatto, ne consegue l’incremento deciso di severità con riferimento agli scenari afferenti gli eventi naturali.



Proviamo a fare un po’ d’ordine:


Come possiamo notare, la maggior parte dei fenomeni legati a doppio filo all’aumento delle temperature, e quindi al maggior potenziale energetico in atmosfera, sta subendo incrementi di frequenza e impatti senza precedenti.


Come sta reagendo il mercato assicurativo


In tutta risposta il mercato assicurativo sta correndo ai ripari attraverso azioni mirate da parte di quasi tutti gli assicuratori, finalizzate alla stabilità tecnica dei rami maggiormente interessati. Le azioni tradizionalmente applicate ai portafogli sono:


  • Aggiornamenti tariffari – azione diretta sui tassi di finanziamento dei rischi
  • Esclusioni più o meno esplicite per determinati beni o eventi
  • Innalzamento di franchigie e scoperti 
  • Assunzione dei rischi più importanti previa verifica di piani adeguati di loss prevention
  • Verifica maggiormente attenta dei profili di rischio (rating e statistiche più accurate) 


Tutte queste azioni come impattano sull’operatività quotidiana di un intermediario di assicurazione? 


E’ presto detto: con l’unica contropartita di un misero aumento provvigionale determinato dagli incrementi tariffari, l’intermediario si trova tra l’incudine e il martello. Da un lato l’assicuratore assetato di re-pricing e dall’altro i clienti che, seppur sensibilizzati dall’evidente cambiamento in atto, rimangono clienti – e come tali restii ad ogni incremento sul premio. 


Come fare? 


Puoi fare come “hai sempre fatto”, ovvero andare a trovare i clienti con foglio bianco e penna, uscendo nel caso migliore con una riforma di polizza oppure…


C’è una nuova opportunità che già diverse centinaia di intermediari stanno imparando a sfruttare: la consulenza avvalorata dai dati!


Un approccio consulenziale ti permette di avere in mano (tu, intermediario) la guida della trattativa e di avere i dati e gli strumenti per lasciare a bocca aperta i tuoi interlocutori; attraverso un’analisi che puoi condurre con Insurance Advisor accedendo a dati di qualità con un investimento di tempo e denaro minimo.


Una volta geo-localizzata l’ubicazione del cliente puoi estrarre:

  • Rating CAT/NAT per terremoto, alluvione e frana
  • Storico dati meteo degli ultimi 10 anni per pluviometria, grandine, fulmini e raffiche di vento
  • Statistiche geo-referenziate per superamento soglie critiche a 1, 3 e 5 anni, con i fattori di esposizione di ciascun cliente


Infine, l’obbligo di copertura CAT/NAT per le imprese dal 01.01.25 ti darà la possibilità di incontrare nuovi clienti e fidelizzare ancora di più quelli in portafoglio grazie ad un’analisi e un report personalizzabile che potrai sottoporre loro.

PS. – Cosi facendo puoi fatturare il tuo valore aggiunto, sommandolo alle provvigioni e senza applicare alcuna ritenuta.


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Autore: Nicola Massagrande 8 novembre 2024
Al cliente è meglio raccontare una buona bugia o una cattiva verità? Dipende. Da cosa? Dall’obbiettivo che abbiamo e dal ruolo che rivestiamo. La buona bugia è la bugia “bianca” del venditore, del piazzista, quell’affermazione che sta nel mezzo e che non fa male a nessuno ma che aiuta l’interlocutore a spostare il focus, a cambiare il punto di vista della nostra obiezione senza mai contraddire. La cattiva verità è quella del consulente, la verità che può sembrare scomoda sino a sfiorare l’inappropriatezza ma che invece nutre la consapevolezza e lo stimolo a ricercare soluzioni per migliorare o per risolvere determinate mancanze. Nel finanziamento dei rischi puri, ovvero il mestiere dei “consulenti” e l’incubo dei “distributori di noccioline”, le cattive verità sono i “tombini aperti”, sono i rischi che gli assicuratori non vogliono e non finanziano per nessun premio al mondo. Sono le cose che non funzioneranno. Per un amministratore d’azienda conoscere i tombini aperti ha il medesimo, e forse anche maggiore, valore del conoscere una copertura. Perché? Perché compensa il difetto di diligenza che tale soggetto avrebbe nell’ignorarlo (nel senso di non conoscerlo), e tale ignoranza spesso altro non è che l’esito dell’asimmetria informativa che nutre la vendita. Quale venditore evidenzia al proprio interlocutore tutte le cose che il proprio prodotto NON fa? Lasciamo al lettore l’ovvia risposta. Se vogliamo ignorare la realtà possiamo continuare, come intermediari, a distribuire perpetrando un’asimmetria informativa congenita che si rifletterà, pregiudicandolo, sul dovere di diligenza cui gli amministratori d’azienda sono tenuti per legge. Vuoi trasferire VERO valore? I clienti cercano chiarezza e soluzioni alle proprie esigenze e sanno benissimo che senza un “traduttore” che sia dalla loro parte questo risultato non lo otterranno semplicemente “cercando” sul mercato una soluzione o affidandosi a venditori/distributori. Gli imprenditori/amministratori di aziende cercano modelli organizzativi (che per loro sono cogenti ex art. 2086 comma II c.c.) che possano supportare in modo proattivo le loro decisioni, senza subire condizioni di finanziamento dei rischi (leggi: contratti di assicurazione) senza un’attenta analisi dei propri fondamentali economici e dei profili di esposizione ai rischi puri. Con Insurance Advisor hai decine di elementi di valore da mettere sotto gli occhi dei tuoi clienti e che puoi utilizzare per portarne a casa di nuovi, lavorando sui DATI e sulle COMPETENZE che la piattaforma ti mette sul tavolo, rendendoti UNICO per i tuoi assicurati.  Fai come altri centinaia di colleghi in tutta Italia: ottieni qui la tua DEMO
Autore: Massagrande Nicola 4 settembre 2024
La consulenza assicurativa a che serve? È un’attività utile? È remunerativa per il professionista che la mette in atto? Saprai di certo che la I.D.D., la direttiva europea sulla distribuzione assicurativa qualifica l’intermediario di assicurazione come - letteralmente - un “distributore”. Per distribuire i prodotti egli deve attenersi a ciò che viene indicato dal “produttore”, ovvero nella maggior parte dei casi la Compagnia. Il processo che racchiude, tra le altre cose, gli obblighi di vigilanza in merito al mercato di riferimento (positivo e negativo) cui il produttore ha inteso riferirsi per la costruzione e la necessaria adeguatezza del suo prodotto è il P.O.G. (Product oversight governance). Quindi, ricapitolando: “tu mi dici quello che devo fare, e io lo faccio”. Finito qui? No di certo. La stessa I.D.D. ha aperto la possibilità di effettuare, a cura dell’intermediario e su base anche retribuita, dei servizi di supporto e consulenza finalizzati a fornire maggiori e più complete informazioni sull’adeguatezza del trasferimento del rischio applicabile al cliente. Ora, tale possibilità può cambiare la percezione che il cliente ha del proprio intermediario o è la solita fuffa per mettere un po’ di “innovazione” in un settore governato dai dinosauri? Dipende. Così come le dinamiche economiche del mercato stanno polarizzando le realtà dell’intermediazione (A e B del R.U.I.) tra accorpamenti in giganti del brokeraggio e piccole “gemme” agenziali, anche i servizi ad alto valore aggiunto contribuiranno sempre più a polarizzare il mercato tra distributori e consulenti. Proviamo a fare un identikit dei due soggetti.
19 aprile 2024
Qual è la differenza tra “scegliere” e “decidere”? I due concetti possono all’apparenza sembrare sovrapponibili, ma tra loro vi è un’enorme distanza, vediamoli esplosi in una semplice matrice:
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