Come Scovare I "Tombini" Rimasti Aperti

Gianluca Toto • 10 marzo 2022

Pur cercando di fare sempre il massimo, i "buchi" dove potrebbe andare a cadere un sinistro esistono sempre e possono mettere in crisi il rapporto con il cliente!

Cos’è un “tombino aperto” in assicurazione?

Partiamo dal presupposto che ogni assicuratore (leggi: Compagnia) alla fine di ogni esercizio finanziario ha un’esigenza assolutamente lecita e necessaria: far quadrare i conti.

Non è un termine tecnico ma rende l’idea; azionisti e shareholder vogliono poter apprezzare il profitto.

Per fare in modo che la sostenibilità della gestione caratteristica sia concorde alle nuove regole imposte dal legislatore e, nel contempo, abbia le carte in regola per affrontare rischi assunti in continua evoluzione verso impatti e frequenze via via più significativi, gli assicuratori si devono in qualche modo “difendere” sui testi di polizza.

In qualche modo ciò che leggiamo nei wording è il riflesso (a volte limpido, altre volte decisamente meno) delle politiche tecniche. Questo ovviamente è apprezzabile da coloro i quali i testi si prendono la briga di leggerli.

L’intermediario

Affannato dalla quotidianità, l’intermediario deve vendere per il budget e nel contempo deve star dietro a: formazione, circolari, ispettori commerciali, sinistri, telefonate, impiegati, scartoffie varie, clienti in crisi d’identità e via discorrendo. Ah si, torniamo ai wording… ma chi ha il tempo di mettersi a capire dove l’assicuratore ha piazzato:

·        “esclusioni più o meno esplicite”

·        “sfumate allusioni con parole dal significato ambiguo”

·        “vere e proprie voragini tecniche dettate da S/P non più in forma”

·        “riferimenti normativi vetusti e non più aderenti alla realtà”

·        “riferimenti a eventi che fanno più parte del passato che non del mondo che ci aspetta”

Eccoli i “tombini aperti”.

Come un fiammifero acceso che piano piano si consuma, leggiamo testi sempre più ridotti nelle prestazioni ma nel contempo sempre più carichi di parole, con buona pace della “chiarezza” decantata nei salotti politici.

Del resto, se il mercato riassicurativo diventa un mare in tempesta e i trattati rincarano, i rischi impattano sempre più sul COR, le regolamentazioni non permettono “vie di fuga” e la gestione finanziaria è in stallo: dove si potrà generare utile?

Ipotizziamo:

·        politiche commerciali di razionalizzazione dei testi, della serie tutti “zitti e buoni” – sventolando il vessillo della chiarezza per il cliente (che tanto una polizza mai la leggerà!)

·        esposizioni sempre più ridotte, ma colorate di marketing e campagne vendita

·        disintermediazione e vari tentativi di vendita online (le ultime statistiche a riguardo non sembrano buone)

·        bassa qualità nella gestione della prestazione (del sinistro)

·        campagne di disdetta massive al primo sinistro

Se ti ritrovi in una o in alcune di queste situazioni avrai di certo capito, da intermediario, che l’espressione della tua professionalità è in pericolo.

Se per caso becchi un tombino aperto e perdi il cliente, niente e nessuno ti aiuterà a riportarlo a casa.

Questo succede in modo tanto più frequente quanto più complesso è il programma assicurativo in analisi, ovvero sul target della PMI diventa quasi obbligatorio non accontentarsi di ciò che “arriva dall’alto”.

Cosa posso fare contro i tombini aperti?

Possiamo aiutarti a trovarli e a chiuderli.

Non solo. Possiamo aiutarti a scovare quelli degli altri in poco tempo, riuscendo cosi a portare a casa un maggior numero di trattative.

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Autore: Nicola Massagrande 8 novembre 2024
Al cliente è meglio raccontare una buona bugia o una cattiva verità? Dipende. Da cosa? Dall’obbiettivo che abbiamo e dal ruolo che rivestiamo. La buona bugia è la bugia “bianca” del venditore, del piazzista, quell’affermazione che sta nel mezzo e che non fa male a nessuno ma che aiuta l’interlocutore a spostare il focus, a cambiare il punto di vista della nostra obiezione senza mai contraddire. La cattiva verità è quella del consulente, la verità che può sembrare scomoda sino a sfiorare l’inappropriatezza ma che invece nutre la consapevolezza e lo stimolo a ricercare soluzioni per migliorare o per risolvere determinate mancanze. Nel finanziamento dei rischi puri, ovvero il mestiere dei “consulenti” e l’incubo dei “distributori di noccioline”, le cattive verità sono i “tombini aperti”, sono i rischi che gli assicuratori non vogliono e non finanziano per nessun premio al mondo. Sono le cose che non funzioneranno. Per un amministratore d’azienda conoscere i tombini aperti ha il medesimo, e forse anche maggiore, valore del conoscere una copertura. Perché? Perché compensa il difetto di diligenza che tale soggetto avrebbe nell’ignorarlo (nel senso di non conoscerlo), e tale ignoranza spesso altro non è che l’esito dell’asimmetria informativa che nutre la vendita. Quale venditore evidenzia al proprio interlocutore tutte le cose che il proprio prodotto NON fa? Lasciamo al lettore l’ovvia risposta. Se vogliamo ignorare la realtà possiamo continuare, come intermediari, a distribuire perpetrando un’asimmetria informativa congenita che si rifletterà, pregiudicandolo, sul dovere di diligenza cui gli amministratori d’azienda sono tenuti per legge. Vuoi trasferire VERO valore? I clienti cercano chiarezza e soluzioni alle proprie esigenze e sanno benissimo che senza un “traduttore” che sia dalla loro parte questo risultato non lo otterranno semplicemente “cercando” sul mercato una soluzione o affidandosi a venditori/distributori. Gli imprenditori/amministratori di aziende cercano modelli organizzativi (che per loro sono cogenti ex art. 2086 comma II c.c.) che possano supportare in modo proattivo le loro decisioni, senza subire condizioni di finanziamento dei rischi (leggi: contratti di assicurazione) senza un’attenta analisi dei propri fondamentali economici e dei profili di esposizione ai rischi puri. Con Insurance Advisor hai decine di elementi di valore da mettere sotto gli occhi dei tuoi clienti e che puoi utilizzare per portarne a casa di nuovi, lavorando sui DATI e sulle COMPETENZE che la piattaforma ti mette sul tavolo, rendendoti UNICO per i tuoi assicurati.  Fai come altri centinaia di colleghi in tutta Italia: ottieni qui la tua DEMO
Autore: Nicola Massagrande 4 ottobre 2024
Il cambiamento climatico sta impattando notevolmente sulle frequenze e sugli impatti di eventi che fino a 15 anni fa potevano ritenersi di natura “rara”. Essendo il rischio, nella sua qualificazione matematica, risultante dal prodotto di probabilità ed impatto, ne consegue l’incremento deciso di severità con riferimento agli scenari afferenti gli eventi naturali.  Proviamo a fare un po’ d’ordine:
Autore: Massagrande Nicola 4 settembre 2024
La consulenza assicurativa a che serve? È un’attività utile? È remunerativa per il professionista che la mette in atto? Saprai di certo che la I.D.D., la direttiva europea sulla distribuzione assicurativa qualifica l’intermediario di assicurazione come - letteralmente - un “distributore”. Per distribuire i prodotti egli deve attenersi a ciò che viene indicato dal “produttore”, ovvero nella maggior parte dei casi la Compagnia. Il processo che racchiude, tra le altre cose, gli obblighi di vigilanza in merito al mercato di riferimento (positivo e negativo) cui il produttore ha inteso riferirsi per la costruzione e la necessaria adeguatezza del suo prodotto è il P.O.G. (Product oversight governance). Quindi, ricapitolando: “tu mi dici quello che devo fare, e io lo faccio”. Finito qui? No di certo. La stessa I.D.D. ha aperto la possibilità di effettuare, a cura dell’intermediario e su base anche retribuita, dei servizi di supporto e consulenza finalizzati a fornire maggiori e più complete informazioni sull’adeguatezza del trasferimento del rischio applicabile al cliente. Ora, tale possibilità può cambiare la percezione che il cliente ha del proprio intermediario o è la solita fuffa per mettere un po’ di “innovazione” in un settore governato dai dinosauri? Dipende. Così come le dinamiche economiche del mercato stanno polarizzando le realtà dell’intermediazione (A e B del R.U.I.) tra accorpamenti in giganti del brokeraggio e piccole “gemme” agenziali, anche i servizi ad alto valore aggiunto contribuiranno sempre più a polarizzare il mercato tra distributori e consulenti. Proviamo a fare un identikit dei due soggetti.
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