Rc Prodotti - Una Copertura Complessa E Ricca Di Contenuti

Gianluca Toto • 5 marzo 2022

R.C. PRODOTTI - Come e perché DEVI AGGIORNARLA.

La copertura Rc prodotti non è materia facile, il tema infatti è complesso e richiede un’importante opera di coinvolgimento e approfondimento da parte dell’intermediario nell’attività (o nelle attività) svolta/e dall’azienda, dai prodotti posti in commercio e dalla qualità complessiva della gestione dei processi.

L’apporto consulenziale durante la valutazione e stipula di un contratto di assicurazione per la responsabilità civile da prodotto difettoso è FONDAMENTALE, anche e soprattutto per far percepire al prospect la qualità della nostra offerta.

Una volta confezionata la polizza su misura con tutte le precisazioni del caso, adatta quindi alle esigenze dei nostri clienti secondo normativa IDD, per molti intermediari si tratta semplicemente di rinnovare la garanzia di anno in anno.

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Perché questo modus operandi può rivelarsi estremamente rischioso?

Oggi le aziende sono organismi dinamici, inseriti in contesti operativi e di mercato altamente competitivi e dove l’offerta necessita continuamente di revisioni e implementazioni (sia qualitative che quantitative), cosi gli elementi della strategia necessitano di correzioni o di adattamenti continui (pensiamo a nuovi mercati da sondare, a nuovi prodotti da porre sul mercato); senza contare le riconversioni produttive necessitate da fasi emergenziali (vedi pandemia, ma non solo).

In questo contesto come può perdere di “efficacia” una polizza Rc prodotti?

Vediamo alcuni esempi pratici:

·        Al fine di aggredire un nuovo target, l’azienda pone sul mercato nuovi prodotti totalmente diversi-> E NON ME LO COMUNICA

·        Al fine di preservare i volumi di vendita, l’azienda firma una partnership con un vendor in USA -> E NON ME LO COMUNICA

·        Al fine di diversificare l’offerta, l’azienda modifica profondamente il listino -> E NON ME LO COMUNICA

·        In tempi di pandemia, la riconversione produttiva ha consolidato un nuovo filone di business che prima non esisteva -> E NON ME LO COMUNICA

·        L’azienda ha studiato nuovi prodotti connessi in remoto con i server dell’azienda stessa per fornire assistenza ai clienti H24 -> E NON LO COMUNICA

Cos’hanno in comune tutte queste dinamiche? Possono costituire aggravamento di rischio ai sensi dell’art 1898 c.c. e questo nel migliore dei casi. Nel peggiore dei casi (vedi, ad esempio, inserimento a listino di prodotti afferenti a categorie merceologiche non presenti prima) la copertura può addirittura venir meno, uscendo tali prodotti dal rischio desumibile dal contratto ai sensi dell’art 1917 c.c..

Questo cosa significa?

A)     Che potresti perdere il cliente se ci fosse un sinistro rigettato dalla Compagnia;

B)     Che potresti andare in Rc professionale per mancata diligenza nell’aggiornamento riguardo l’analisi delle esigenze del tuo cliente;

C)     Che potresti fare una figuraccia, dopo anni che hai incassato i premi, con le ripercussioni reputazionali del caso.

Per evitare tutto questo dovresti, a intervalli regolari, effettuare un "assessment", una verifica dello stato del rischio del cliente per poter poi comunicare alla Compagnia le eventuali variazioni.

E come lo faccio?

·        A memoria?

·        A caso?

·        Basandomi sui dati “vecchi”?

Oggi puoi farlo in poco tempo e in modo innovativo, efficiente ed elegante presentando al tuo cliente uno studio completo e un’analisi professionale.

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Autore: Nicola Massagrande 8 novembre 2024
Al cliente è meglio raccontare una buona bugia o una cattiva verità? Dipende. Da cosa? Dall’obbiettivo che abbiamo e dal ruolo che rivestiamo. La buona bugia è la bugia “bianca” del venditore, del piazzista, quell’affermazione che sta nel mezzo e che non fa male a nessuno ma che aiuta l’interlocutore a spostare il focus, a cambiare il punto di vista della nostra obiezione senza mai contraddire. La cattiva verità è quella del consulente, la verità che può sembrare scomoda sino a sfiorare l’inappropriatezza ma che invece nutre la consapevolezza e lo stimolo a ricercare soluzioni per migliorare o per risolvere determinate mancanze. Nel finanziamento dei rischi puri, ovvero il mestiere dei “consulenti” e l’incubo dei “distributori di noccioline”, le cattive verità sono i “tombini aperti”, sono i rischi che gli assicuratori non vogliono e non finanziano per nessun premio al mondo. Sono le cose che non funzioneranno. Per un amministratore d’azienda conoscere i tombini aperti ha il medesimo, e forse anche maggiore, valore del conoscere una copertura. Perché? Perché compensa il difetto di diligenza che tale soggetto avrebbe nell’ignorarlo (nel senso di non conoscerlo), e tale ignoranza spesso altro non è che l’esito dell’asimmetria informativa che nutre la vendita. Quale venditore evidenzia al proprio interlocutore tutte le cose che il proprio prodotto NON fa? Lasciamo al lettore l’ovvia risposta. Se vogliamo ignorare la realtà possiamo continuare, come intermediari, a distribuire perpetrando un’asimmetria informativa congenita che si rifletterà, pregiudicandolo, sul dovere di diligenza cui gli amministratori d’azienda sono tenuti per legge. Vuoi trasferire VERO valore? I clienti cercano chiarezza e soluzioni alle proprie esigenze e sanno benissimo che senza un “traduttore” che sia dalla loro parte questo risultato non lo otterranno semplicemente “cercando” sul mercato una soluzione o affidandosi a venditori/distributori. Gli imprenditori/amministratori di aziende cercano modelli organizzativi (che per loro sono cogenti ex art. 2086 comma II c.c.) che possano supportare in modo proattivo le loro decisioni, senza subire condizioni di finanziamento dei rischi (leggi: contratti di assicurazione) senza un’attenta analisi dei propri fondamentali economici e dei profili di esposizione ai rischi puri. Con Insurance Advisor hai decine di elementi di valore da mettere sotto gli occhi dei tuoi clienti e che puoi utilizzare per portarne a casa di nuovi, lavorando sui DATI e sulle COMPETENZE che la piattaforma ti mette sul tavolo, rendendoti UNICO per i tuoi assicurati.  Fai come altri centinaia di colleghi in tutta Italia: ottieni qui la tua DEMO
Autore: Nicola Massagrande 4 ottobre 2024
Il cambiamento climatico sta impattando notevolmente sulle frequenze e sugli impatti di eventi che fino a 15 anni fa potevano ritenersi di natura “rara”. Essendo il rischio, nella sua qualificazione matematica, risultante dal prodotto di probabilità ed impatto, ne consegue l’incremento deciso di severità con riferimento agli scenari afferenti gli eventi naturali.  Proviamo a fare un po’ d’ordine:
Autore: Massagrande Nicola 4 settembre 2024
La consulenza assicurativa a che serve? È un’attività utile? È remunerativa per il professionista che la mette in atto? Saprai di certo che la I.D.D., la direttiva europea sulla distribuzione assicurativa qualifica l’intermediario di assicurazione come - letteralmente - un “distributore”. Per distribuire i prodotti egli deve attenersi a ciò che viene indicato dal “produttore”, ovvero nella maggior parte dei casi la Compagnia. Il processo che racchiude, tra le altre cose, gli obblighi di vigilanza in merito al mercato di riferimento (positivo e negativo) cui il produttore ha inteso riferirsi per la costruzione e la necessaria adeguatezza del suo prodotto è il P.O.G. (Product oversight governance). Quindi, ricapitolando: “tu mi dici quello che devo fare, e io lo faccio”. Finito qui? No di certo. La stessa I.D.D. ha aperto la possibilità di effettuare, a cura dell’intermediario e su base anche retribuita, dei servizi di supporto e consulenza finalizzati a fornire maggiori e più complete informazioni sull’adeguatezza del trasferimento del rischio applicabile al cliente. Ora, tale possibilità può cambiare la percezione che il cliente ha del proprio intermediario o è la solita fuffa per mettere un po’ di “innovazione” in un settore governato dai dinosauri? Dipende. Così come le dinamiche economiche del mercato stanno polarizzando le realtà dell’intermediazione (A e B del R.U.I.) tra accorpamenti in giganti del brokeraggio e piccole “gemme” agenziali, anche i servizi ad alto valore aggiunto contribuiranno sempre più a polarizzare il mercato tra distributori e consulenti. Proviamo a fare un identikit dei due soggetti.
19 aprile 2024
Qual è la differenza tra “scegliere” e “decidere”? I due concetti possono all’apparenza sembrare sovrapponibili, ma tra loro vi è un’enorme distanza, vediamoli esplosi in una semplice matrice:
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Cosa devi assolutamente conoscere per affrontare con serenità e competenza le obiezioni dei tuoi clienti, quando sono affette da distorsioni cognitive.
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Autore: Massagrande Nicola 4 agosto 2022
Ti è già capitato di sentirti dire dalla tua mandante "TU NON PUOI FARE CONSULENZA"?
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